giovedì 2 luglio 2009
L'Italia, il potere e il silenzio delle donne
“Non è facile essere donne in questo tempo di stravolgimento dei valori e dei costumi, di smarrimento del senso comune”: questo l’incipit dell’articolo di Nadia Urbinati de La Repubblica. Un’esortazione alle donne di oggi: dove sono le voci di critica, di denuncia e di sconcerto nei confronti di una immagine della società così arcaica, cha cancella le fatiche di una intera generzione? Questo silenzio - dice la Urbinati - ammorba l'aria.
martedì 30 giugno 2009
Il mio intervento al Lingotto. Torino 27 giugno 2009
L’Italia è un paese misogino. Molto misogino.
Alla affermazione che molti uomini hanno sulla punta della lingua in questo momento del sexgate di Berlusconi “E’ tutta colpa delle donne” avrei una rispostuccia pronta:” e voi uomini avete un rapporto di incontinenza con il potere, quindi siete inaffidabili”!!!!Ma parliamo di noi.
Nel PD noi donne siamo invisibili. Il nostro partito nelle mani degli uomini. E sempre agli stessi. La differenza è tra chi ci ignora e chi cerca di metterci il cappello sopra.
Nello Statuto è scritto: “il partito assicura, a tutti i livelli, la presenza paritaria di donne e di uomini nei suoi organismi dirigenti ed esecutivi,pena la loro invalidazione da parte degli organismi di garanzia.”
Questo non accade e nessun organismo è mai stato invalidato in questi due anni per questa ragione. Caro Dario, neanche la tua segreteria!!!!!
E questo è gravissimo. E’ gravissimo che sia accaduto è gravissimo il silenzio delle donne del PD!!!E accade non perché “le donne non ci siano”. E’ una vecchia favoletta degli uomini.(Alla riunione dei circoli, hanno preso la parola più donne che uomini).L’omofilia è una malattia, una sindrome da autosufficienza acquisita. Il saper guardare soltanto ai propri simili e sapersi rapportare solo a loro. E’ una malattia degli uomini che fanno politica.
La parità non avviene perché nei partiti, in tutti, la scelta delle cariche di rilievo si fa come nei consigli d’amministrazione: con il meccanismo della cooptazione da parte degli uomini.
Si procede per somiglianza. Per appartenenza. Scegliendo solo tra una metà dei possibili candidati. E anche quando ci si danno delle quote per statuto, questo non viene vissuto come una esperienza di democrazia. Chi ha il potere decisionale, cioè un uomo, lo vede come un adempimento burocratico. Come un modulo che è costretto a riempire, e lo fa in fretta, in brutta calligrafia.E così, i partiti riempiono il contenitore delle quote con un contenuto qualsiasi. Per cooptazione. Con le più docili, le più funzionali al mantenimento del potere. A volte con donne già note al grande pubblico per altre competenze. Oppure con le veline. Sono escluse di solito le donne competenti senza padrini, quelle con più libertà di giudizio, perché sono meno manovrabili. Perché sono gli uomini a scegliere.
Noi tutti sappiamo che nel PD ci sono tantissime energie e talenti femminili. Lo vediamo nei circoli, nei consigli comunali, in Parlamento. Però anche nel PD, vengono annientate dal meccanismo della cooptazione. Usate solo come portatori d’acqua.
Voglio fare una considerazione: non moralistica, o retorica, o buonista. Ma economica. Nel PD abbiamo un grande capitale: le donne. Non utilizzarlo è, semplicemente , antieconomico. Non ottimizza le risorse esistenti, le. E questo è un errore imperdonabile. Specialmente in tempi di crisi. Poco tempo fa una ricerca ha dimostrato che ovunque le donne sono ai vertici, le aziende accrescono i ricavi più in fretta. E questa considerazione molto semplice è alla base della legge norvegese sulla parità nei consigli d’amministrazione.
Le donne sono un capitale misurabile. Dov’è che viene sfruttato meglio? Dove vincono le donne? Nei concorsi, per esempio. Dove cioè ci sono regole certe per la valutazione e la selezione. Quando queste regole non ci sono, perdono. E perde tutta la comunità.
E’ chiaro che un posto in più a una donna è un posto in meno a un uomo. Se questo porta a un conflitto distruttivo, è un male. Ma può trasformarsi invece in una opportunità di sana concorrenza. Concorrenza con regole e criteri chiari, sui meriti, e nel merito della pratica politica. Concorrenza sulle idealità, ma soprattutto sull’esperienza sul campo. Sulla voglia di spendersi fuori dai circoli del potere, nei circoli della società che ci guarda. Concorrenza sull’operosità, sul coraggio, sulla capacità di ascolto del mondo reale. Non sulle doti di facciata.Se questo è il terreno di gioco e vince il migliore, il meglio è per tutti, uomini e donne.
Perché noi vogliamo che il PD sia fatto davvero di uomini e donne? Non perché crediamo in un ruolo salvifico, miracolistico delle donne. Ma perché vogliamo un partito in cui la gente si possa rispecchiare. Che sia com’è il Paese. Cioè fatto ogni giorno con le fatiche femminili , oltre che con quelle maschili.Perché solo così si contrasta la visione del centrodestra. Irreale. Anacrononistica. Un’Italia ferma agli anni ‘50. E chiusa, senza futuro, assediata. Fatta di privilegi, e goliardicamente maschile.Una sola cosa voglio dire di questi due mesi. Sono stati 60 lunghi giorni passati parlando delle donne solo come oggetto e diletto: come corpi, consenzienti o meno. Corpi del reato o corpi estranei, ma sempre come corpi. Misurabili in grossi quantitativi e nelle mani degli utilizzatori finali: nelle mani del potere maschile. Abbiamo avuto la netta sensazione che l’Italia fosse fatta di soli uomini. Un paese arcaico, lontano dall’Europa, dove domina la sottocultura maschilista: le donne, al massimo, solo disturbatrici o ammiratrici del manovratore.Lontana dall’Europa e dagli Stati Uniti . dove da Hillary Clinton ad Angela Merkel, da Carly Fiorina a Ophra Winey :le donne sono al potere e non del potere!!!Voglio un paese ed un partito dove le donne siano al potere si, e non debbano più chiedere l’autorizzazione per esserci. Non siano OSPITI ma PADRONE di casa.Un paese un partito cambiano se siamo padrone di casa e questo gli uomini lo sanno. Alcuni illuminati lo desiderano altri lo temono.
Come:
1) propongo di cambiare nello statuto la quota del 50% e introdurre la norma antidiscriminatoria : un genere non può essere rappresentato più del 60% meno del 40%
2) Quando ciò non avviene AUTOMATICAMENTE c’è l’invalidazione degli organismi dirigentiNoi vogliamo che finalmente l’Italia diventi un paese Contemporaneo! Contemporaneo, lo dico due volte. Più simile agli altri paesi europei e ai loro standard di civiltà.Un paese dove le energie e i talenti delle donne non vengano quotidianamente buttati ma valorizzati. E vogliamo che anche il PD sia un Partito Contemporaneo. Nel nostro progetto noi donne non siamo state cooptate né siamo dei riempitivi, ma protagoniste e ideatrici di un progetto. Vedo difficile immaginare me e Marta Meo dei riempitivi.E allora, noi vogliamo portare la nostra esperienza, nel PD che vogliamo.Se ci siamo riusciti noi, che non siamo né speciali né eccentrici, vogliamo che tutto questo sia riprodotto anche dentro il Partito.Vogliamo che la proposta politica del PD sia fatta da uomini E anche da donne. Agli uomini, E alle donne. Solo così si incontra la realtà. Solo così si possono dare risposte a un paese immobile, a rischio di marginalità. Ma pieno di energie sottoutilizzate. Almeno il 52% della popolazione .
Anna Paola Concia
Alla affermazione che molti uomini hanno sulla punta della lingua in questo momento del sexgate di Berlusconi “E’ tutta colpa delle donne” avrei una rispostuccia pronta:” e voi uomini avete un rapporto di incontinenza con il potere, quindi siete inaffidabili”!!!!Ma parliamo di noi.
Nel PD noi donne siamo invisibili. Il nostro partito nelle mani degli uomini. E sempre agli stessi. La differenza è tra chi ci ignora e chi cerca di metterci il cappello sopra.
Nello Statuto è scritto: “il partito assicura, a tutti i livelli, la presenza paritaria di donne e di uomini nei suoi organismi dirigenti ed esecutivi,pena la loro invalidazione da parte degli organismi di garanzia.”
Questo non accade e nessun organismo è mai stato invalidato in questi due anni per questa ragione. Caro Dario, neanche la tua segreteria!!!!!
E questo è gravissimo. E’ gravissimo che sia accaduto è gravissimo il silenzio delle donne del PD!!!E accade non perché “le donne non ci siano”. E’ una vecchia favoletta degli uomini.(Alla riunione dei circoli, hanno preso la parola più donne che uomini).L’omofilia è una malattia, una sindrome da autosufficienza acquisita. Il saper guardare soltanto ai propri simili e sapersi rapportare solo a loro. E’ una malattia degli uomini che fanno politica.
La parità non avviene perché nei partiti, in tutti, la scelta delle cariche di rilievo si fa come nei consigli d’amministrazione: con il meccanismo della cooptazione da parte degli uomini.
Si procede per somiglianza. Per appartenenza. Scegliendo solo tra una metà dei possibili candidati. E anche quando ci si danno delle quote per statuto, questo non viene vissuto come una esperienza di democrazia. Chi ha il potere decisionale, cioè un uomo, lo vede come un adempimento burocratico. Come un modulo che è costretto a riempire, e lo fa in fretta, in brutta calligrafia.E così, i partiti riempiono il contenitore delle quote con un contenuto qualsiasi. Per cooptazione. Con le più docili, le più funzionali al mantenimento del potere. A volte con donne già note al grande pubblico per altre competenze. Oppure con le veline. Sono escluse di solito le donne competenti senza padrini, quelle con più libertà di giudizio, perché sono meno manovrabili. Perché sono gli uomini a scegliere.
Noi tutti sappiamo che nel PD ci sono tantissime energie e talenti femminili. Lo vediamo nei circoli, nei consigli comunali, in Parlamento. Però anche nel PD, vengono annientate dal meccanismo della cooptazione. Usate solo come portatori d’acqua.
Voglio fare una considerazione: non moralistica, o retorica, o buonista. Ma economica. Nel PD abbiamo un grande capitale: le donne. Non utilizzarlo è, semplicemente , antieconomico. Non ottimizza le risorse esistenti, le. E questo è un errore imperdonabile. Specialmente in tempi di crisi. Poco tempo fa una ricerca ha dimostrato che ovunque le donne sono ai vertici, le aziende accrescono i ricavi più in fretta. E questa considerazione molto semplice è alla base della legge norvegese sulla parità nei consigli d’amministrazione.
Le donne sono un capitale misurabile. Dov’è che viene sfruttato meglio? Dove vincono le donne? Nei concorsi, per esempio. Dove cioè ci sono regole certe per la valutazione e la selezione. Quando queste regole non ci sono, perdono. E perde tutta la comunità.
E’ chiaro che un posto in più a una donna è un posto in meno a un uomo. Se questo porta a un conflitto distruttivo, è un male. Ma può trasformarsi invece in una opportunità di sana concorrenza. Concorrenza con regole e criteri chiari, sui meriti, e nel merito della pratica politica. Concorrenza sulle idealità, ma soprattutto sull’esperienza sul campo. Sulla voglia di spendersi fuori dai circoli del potere, nei circoli della società che ci guarda. Concorrenza sull’operosità, sul coraggio, sulla capacità di ascolto del mondo reale. Non sulle doti di facciata.Se questo è il terreno di gioco e vince il migliore, il meglio è per tutti, uomini e donne.
Perché noi vogliamo che il PD sia fatto davvero di uomini e donne? Non perché crediamo in un ruolo salvifico, miracolistico delle donne. Ma perché vogliamo un partito in cui la gente si possa rispecchiare. Che sia com’è il Paese. Cioè fatto ogni giorno con le fatiche femminili , oltre che con quelle maschili.Perché solo così si contrasta la visione del centrodestra. Irreale. Anacrononistica. Un’Italia ferma agli anni ‘50. E chiusa, senza futuro, assediata. Fatta di privilegi, e goliardicamente maschile.Una sola cosa voglio dire di questi due mesi. Sono stati 60 lunghi giorni passati parlando delle donne solo come oggetto e diletto: come corpi, consenzienti o meno. Corpi del reato o corpi estranei, ma sempre come corpi. Misurabili in grossi quantitativi e nelle mani degli utilizzatori finali: nelle mani del potere maschile. Abbiamo avuto la netta sensazione che l’Italia fosse fatta di soli uomini. Un paese arcaico, lontano dall’Europa, dove domina la sottocultura maschilista: le donne, al massimo, solo disturbatrici o ammiratrici del manovratore.Lontana dall’Europa e dagli Stati Uniti . dove da Hillary Clinton ad Angela Merkel, da Carly Fiorina a Ophra Winey :le donne sono al potere e non del potere!!!Voglio un paese ed un partito dove le donne siano al potere si, e non debbano più chiedere l’autorizzazione per esserci. Non siano OSPITI ma PADRONE di casa.Un paese un partito cambiano se siamo padrone di casa e questo gli uomini lo sanno. Alcuni illuminati lo desiderano altri lo temono.
Come:
1) propongo di cambiare nello statuto la quota del 50% e introdurre la norma antidiscriminatoria : un genere non può essere rappresentato più del 60% meno del 40%
2) Quando ciò non avviene AUTOMATICAMENTE c’è l’invalidazione degli organismi dirigentiNoi vogliamo che finalmente l’Italia diventi un paese Contemporaneo! Contemporaneo, lo dico due volte. Più simile agli altri paesi europei e ai loro standard di civiltà.Un paese dove le energie e i talenti delle donne non vengano quotidianamente buttati ma valorizzati. E vogliamo che anche il PD sia un Partito Contemporaneo. Nel nostro progetto noi donne non siamo state cooptate né siamo dei riempitivi, ma protagoniste e ideatrici di un progetto. Vedo difficile immaginare me e Marta Meo dei riempitivi.E allora, noi vogliamo portare la nostra esperienza, nel PD che vogliamo.Se ci siamo riusciti noi, che non siamo né speciali né eccentrici, vogliamo che tutto questo sia riprodotto anche dentro il Partito.Vogliamo che la proposta politica del PD sia fatta da uomini E anche da donne. Agli uomini, E alle donne. Solo così si incontra la realtà. Solo così si possono dare risposte a un paese immobile, a rischio di marginalità. Ma pieno di energie sottoutilizzate. Almeno il 52% della popolazione .
Anna Paola Concia
martedì 23 giugno 2009
La forza delle donne non ha confini.
È notizia di oggi. A Marrakech è stata eletta la prima sindaco donna. È un fatto epocale, capace di segnare lo spirito dei tempi: oggi anche nei Paesi arabi le donne stanno acquisendo un ruolo in politica. È la fine dei pregiudizi, da un lato, ed è anche il tempo di stimoli nuovi. Siamo portatrici di un valore globale, universale. Non dobbiamo smettere di dimostrarlo.
lunedì 22 giugno 2009
Iran. La forza delle donne.
Gli eventi drammatici che si stanno susseguendo in Iran in questi giorni pongono tutto il mondo di fronte ad una evidenza: la forza delle donne iraniane. Giovani (il 70% della popolazione iraniana ha meno di 35 anni), vestite di nero e verde, colore dell’islam, stanno diventando lo strumento più visibile della ricerca di libertà da parte dei persiani. E divenatno il simbolo di questo giugno 2009: prima la partecipazione attiva alla campagna elettorale della moglie di Moussavi , poi la morte di Neda, giovane ragazza colpita da un cecchino, e ora l’arresto della figlia di Rafsanjani.
Come racconta l’articolo di oggi pubblicato da La Stampa.
Come racconta l’articolo di oggi pubblicato da La Stampa.
mercoledì 17 giugno 2009
Modello Norvegia. Prodotto (politico) d’esportazione?
L’articolo di Chiara Saraceno, pubblicato il 16 Giugno da Repubblica, conferma dati e numeri che non fanno onore alla qualità dell’occupazione femminile in Italia. Dal confronto con la percentuale di manager donne norvegesi, infatti, noi continuiamo ad essere notevolmente indietro. C’è un passaggio che da noi è mancato, non c’è stato. Il “modello Norvegia” descritto da Repubblica, infatti, è frutto della introduzione delle quote rosa: lo sappiamo, non sono la soluzione. Ma possono essere uno strumento produttivo perchè la ricerca dl merito, della competenza, insomma del capitale umano sia fatta su un universo di candidati non solo maschile, rispecchiando così la realtà del mercato del lavoro. E anche la realtà della politica, sempre di più fatta dalle donne.
Iran: la prima rivoluzione via Internet, guidata dalle donne e dai blogger
Mahnaz Afkhami, scrittrice, ex ministro per gli affari delle donne prima della rivoluzione khomeinista, commenta quella che potrebbe diventare la prima rivoluzione guidata via Internet in Iran. Tra i blogger più agguerriti tante donne.
lunedì 15 giugno 2009
Le donne italiane elette al Parlamento Europeo
Qui tutte le donne italiane elette al Parlamento Europeo.
martedì 9 giugno 2009
Il ciclone Serracchiani
Debora Serracchiani commenta su L’Unità il suo straordinario risultato alle Europee
Europee: Concia, Debora Serracchiani è il Pd che vogliamo. Premiata perchè è coraggiosa, competente e chiara
Roma, 8 giu. - (Adnkronos) - 'Fa bene Debora Serracchiani a essere felice e anche io sono felicissima perche' Debora rappresenta la nostra vera vittoria. Gli elettori hanno premiato con lei il Pd coraggioso, competente, chiaro. Con un'identita' definita. Dalla vittoria di Debora dobbiamo ripartire e fare tesoro di questo insegnamento perche', con il Pd che lei incarna, Berlusconi si puo' vincere'. Lo ha detto la parlamentare del Pd, Anna Paola Concia.
sabato 6 giugno 2009
Appello per la dignità delle donne: già migliaia le adesioni su Facebook
ROMA - In poco tempo, da quando è stato aperto il gruppo su Facebook e la casella di posta elettronica (appelloperledonne@gmail.com) sono arrivate già un migliaio di adesioni all'appello "Una Repubblica che rispetti le donne". Sono state le donne insignite di alte onorificenze a lanciarlo: la poetessa Maria Luisa Spaziani, Cavaliere di Gran Croce, Maria Bianca Bosco Tedeschini Lalli, prima donna rettore e Grande Ufficiale della Repubblica come Silvia Costa, una vita politica nelle istituzioni e ora candidata del Pd a Strasburgo, la giornalista Elena Doni; insieme con i commendatori della Repubblica, Linda Laura Sabbadini, Rosa Valentino fondatrice dell'associazione donne giuriste, Paola Spada, Gigliola Zecchi, Susanna Diku, la ginecologa che nel 2000 fu la prima immigrata a riceve un'alta onorificenza repubblicana dall'allora presidente Ciampi, e molte, molte altre. Dicono basta alla mancanza di rispetto; alle donne "che assurgono agli onori dei media se sono compiacenti verso i potenti e asservite a un modello mercificato e lesivo dell'identità femminile".
L'appello è stato inviato ieri al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Attacca Silvia Costa: "C'è un'immagine degradata delle donne e mercificata, con la complicità della quarta carica dello Stato", cioè del presidente del Consiglio e il suo carico di veline, festicciole in Sardegna, vizi privati e comportamenti pubblici.
Da La Repubblica
L'appello è stato inviato ieri al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Attacca Silvia Costa: "C'è un'immagine degradata delle donne e mercificata, con la complicità della quarta carica dello Stato", cioè del presidente del Consiglio e il suo carico di veline, festicciole in Sardegna, vizi privati e comportamenti pubblici.
Da La Repubblica
venerdì 5 giugno 2009
QUOTE ROSA. CONCIA A 'BELLOCCIO' CASINI: MELE SÌ CHE ERA INCISIVO
Paola Concia interviene in replica all'esternazione di Casini sulla "poco brillante" rappresentanza femminile in Parlamento
(DIRE) Roma, 3 giu. - "E bravo Casini! Il belloccio della politica italiana. Che certo avrebbe la palma di mister Parlamento se ci fosse anche per i politici uomini questo arcaico criterio da concorso di bellezza". Anna Paola Concia non lesina critiche sferzanti all'indirizzo del leader centrista Pier Ferdinando Casini, secondo il quale "le donne in politica oggi sono poco incisive".L'esponente democratica sottolinea che "in qualsiasi altro paese civile le affermazioni di Casini gli sarebbero costate censure pesanti. Ma il nostro, si sa, e' un paese che, soprattutto negli ultimi tempi, riesce a dare il peggio di se' quando si tratta di rispetto per le donne. Voglio ricordare sommessamente al collega Casini- dice Concia- le personalita' incisive del suo partito. Una tra tutte, a dimostrazione dei criteri di selezione della classe dirigente dell'Udc: Cosimo Mele", dice ricordando l'ex deputato sorpreso in compagnia di alcune ragazze in un albergo romano."E' vero che in Italia abbiamo la memoria corta- dice Concia- ma sono sicura che le italiane e gli italiani non hanno dimenticato quell'esempio di rettitudine morale e coerenza, che prima sfila al Family Day e poi organizza festini a base di sesso e droga. Cosi' come non hanno dimenticato la difesa strenua che di Mele fece il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, affermando che i deputati avrebbero dovuto guadagnare di piu', cosi' da poter avere le loro mogli a Roma e non dover ricorrere a professioniste del sesso".Concia ricorda ancora che "fu proprio Lorenzo Cesa ad essere preferito alla brillante Erminia Mazzoni da Casini, quando si tratto' di scegliere il nuovo segretario del partito. Possiamo oggi facilmente immaginare quale sia stato il criterio della scelta tra Cesa e Mazzoni".Infine la deputata del Pd si chiede: "Ma quando la faremo finita con questo modo becero di trattare le donne che fanno politica? Quello che e' davvero intollerabile nelle affermazioni di Casini e' il grave giudizio politico sulle donne, infondato e che rappresenta un'altra forma di arroganza maschilista che va oggi tanto di moda nel nostro paese".
(DIRE) Roma, 3 giu. - "E bravo Casini! Il belloccio della politica italiana. Che certo avrebbe la palma di mister Parlamento se ci fosse anche per i politici uomini questo arcaico criterio da concorso di bellezza". Anna Paola Concia non lesina critiche sferzanti all'indirizzo del leader centrista Pier Ferdinando Casini, secondo il quale "le donne in politica oggi sono poco incisive".L'esponente democratica sottolinea che "in qualsiasi altro paese civile le affermazioni di Casini gli sarebbero costate censure pesanti. Ma il nostro, si sa, e' un paese che, soprattutto negli ultimi tempi, riesce a dare il peggio di se' quando si tratta di rispetto per le donne. Voglio ricordare sommessamente al collega Casini- dice Concia- le personalita' incisive del suo partito. Una tra tutte, a dimostrazione dei criteri di selezione della classe dirigente dell'Udc: Cosimo Mele", dice ricordando l'ex deputato sorpreso in compagnia di alcune ragazze in un albergo romano."E' vero che in Italia abbiamo la memoria corta- dice Concia- ma sono sicura che le italiane e gli italiani non hanno dimenticato quell'esempio di rettitudine morale e coerenza, che prima sfila al Family Day e poi organizza festini a base di sesso e droga. Cosi' come non hanno dimenticato la difesa strenua che di Mele fece il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, affermando che i deputati avrebbero dovuto guadagnare di piu', cosi' da poter avere le loro mogli a Roma e non dover ricorrere a professioniste del sesso".Concia ricorda ancora che "fu proprio Lorenzo Cesa ad essere preferito alla brillante Erminia Mazzoni da Casini, quando si tratto' di scegliere il nuovo segretario del partito. Possiamo oggi facilmente immaginare quale sia stato il criterio della scelta tra Cesa e Mazzoni".Infine la deputata del Pd si chiede: "Ma quando la faremo finita con questo modo becero di trattare le donne che fanno politica? Quello che e' davvero intollerabile nelle affermazioni di Casini e' il grave giudizio politico sulle donne, infondato e che rappresenta un'altra forma di arroganza maschilista che va oggi tanto di moda nel nostro paese".
giovedì 4 giugno 2009
Oggi sul Corriere della Sera: "Donne in politica: vita da gregarie" Di Maria Teresa Meli
Può sembrare una provocazione dire che le donne italiane in politica non sono incisive. E lo sarà anche, tanto più che viene da un uomo, il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. Ma dato per scontato tutto quel che c’è da dare per scontato, ossia che nel nostro Paese, in qualsiasi campo, le donne partono svantaggiate, c’è un fondo di verità in questa affermazione. In Germania Angela Merkel è arrivata in vetta tagliando il cordone ombelicale che la legava a Helmut Kohl.In Francia Ségolène Royal ha combattuto contro tutti i leader del suo partito, marito incluso, per strappare la candidatura alla presidenza della Repubblica. E che poi le sia andata male perché all’Eliseo c’è salito Nicolas Sarkozy non vuol dir niente: la sua battaglia nei confronti degli uomini del Psf l’ha vinta. In Italia invece, nel centrosinistra come nel centrodestra, accade che le donne in politica finiscano per fare le ausiliarie. Vengono cooptate dal leader o dal capo-corrente di turno continuando a fargli da gregarie, senza tentare di conquistare la propria autonomia. Naturalmente ci sono valide eccezioni. Ma è senz’altro più facile e più comodo crescere all’ombra di un uomo che ha già raggiunto una posizione di spicco nel suo partito. Ecco qual è il problema: le donne politiche in Italia hanno rinunciato a un sano conflitto con il sesso opposto. In compenso, alcune si mostrano agguerrite quando si tratta di mettersi in competizione con una collega. Ma se si fatica a capire che la politica è una corsa tra uomini e donne, dove tutti scendono in pista e il percorso è lo stesso per tutti, è difficile che si riesca a spuntarla come Merkel o Royal. Se ci si riduce nel recinto della cooptazione, siccome ogni posto dato a una donna è un posto tolto a un uomo, è ovvio che nel governo si avranno solo strapuntini, mentre la presidenza del Consiglio, il ministero dell’Economia o quello dell’Interno resteranno miraggi. Lo sa bene una protagonista della politica come Emma Bonino che a quel sano conflitto e alle sue battaglie del passato non ha mai rinunciato. Il paragone potrà sembrare bizzarro e fuori luogo, ma il caso delle veline ha rivelato che ormai una parte delle donne italiane ha un’inclinazione eccessiva per le strade più facili e più comode. È ovvio che le nostre parlamentari non sono veline, sono politiche preparate, capaci e impegnate, com’è ovvio che le veline spesso e volentieri sono intelligenti e hanno studiato ballo, canto e recitazione. Nella Prima Repubblica, però, le donne contavano più di adesso. Un nome per tutte, Nilde Iotti. Era autorevole e stimata non perché fosse stata la compagna di Togliatti, ma perché da presidente della Camera decideva per conto suo, bocciando molto spesso le richieste dei leader del Pci. Le quote rosa la lasciavano indifferente, il conflitto politico con gli uomini del suo partito, no, perché sapeva di essere perfettamente in grado di competere con loro. Se le parlamentari italiane vogliono dimostrare quello che sanno fare, per quanto paradossale possa sembrare devono imparare anche a guardare alle loro spalle, a quel passato che oggi è stato rimosso ma che non è tutto da buttar via.
Da Il Corriere della Sera di oggi 4 giugno 2009
Da Il Corriere della Sera di oggi 4 giugno 2009
mercoledì 3 giugno 2009
Ecco una recentissima dichiarazione di Casini sulle donne in Parlamento. Che cosa ne pensate?
GOVERNO: CASINI, NO A VELINISMO E QUOTE ROSA. DONNE CONQUISTINO IL POSTO
(ASCA) - Roma, 3 giu - ''Ci siamo stancati del velinismo. Su questo tema c'e' una grande distanza tra l'Udc e il Pdl: da loro le donne vengono cooptate dal leader, da noi devono conquistarsi, come tutti, il posto in Parlamento. Ci saranno quindi, certamente, donne meritevoli, ma non possono passare con le quote rosa. Anche per questo abbiamo fatto una battaglia per le preferenze''. Lo afferma Pier Ferdinando Casini in un'intervista al Corriere della Sera confermando quanto dichiarato ieri in una intervista radiofonica, cioe' di non vedere in Parlamento ''donne incisive come Nilde Iotti''. Casini da' poi la sua disponibilita' ad una alleanza con il Pd se tagliera' i rapporti con Di Pietro e la sinistra radicale: ''Noi - dice - siamo alternativi a questo bipartitismo e lavoriamo per smantellarlo, convinti che prima o poi, sia a destra che a sinistra scoppieranno le contraddizioni. Nel frattempo facciamo alleanze con i moderati dei due schieramenti: c'e' tanta brava gente nel Pdl, ma anche nel Pd. Sogno che nella nuova formazione non confluiscano solo ex Udc ma anche personalita' provenienti da questi due partiti''.
(ASCA) - Roma, 3 giu - ''Ci siamo stancati del velinismo. Su questo tema c'e' una grande distanza tra l'Udc e il Pdl: da loro le donne vengono cooptate dal leader, da noi devono conquistarsi, come tutti, il posto in Parlamento. Ci saranno quindi, certamente, donne meritevoli, ma non possono passare con le quote rosa. Anche per questo abbiamo fatto una battaglia per le preferenze''. Lo afferma Pier Ferdinando Casini in un'intervista al Corriere della Sera confermando quanto dichiarato ieri in una intervista radiofonica, cioe' di non vedere in Parlamento ''donne incisive come Nilde Iotti''. Casini da' poi la sua disponibilita' ad una alleanza con il Pd se tagliera' i rapporti con Di Pietro e la sinistra radicale: ''Noi - dice - siamo alternativi a questo bipartitismo e lavoriamo per smantellarlo, convinti che prima o poi, sia a destra che a sinistra scoppieranno le contraddizioni. Nel frattempo facciamo alleanze con i moderati dei due schieramenti: c'e' tanta brava gente nel Pdl, ma anche nel Pd. Sogno che nella nuova formazione non confluiscano solo ex Udc ma anche personalita' provenienti da questi due partiti''.
Elezioni europee: molti professionisti, poche donne
Il Sole 24 Ore traccia l'identikit del candidato-tipo alle elezioni europee. Maschio, per lo più professionista e cinquantenne.
sabato 30 maggio 2009
Monica Giuntini, la Toscana in Europa.
Infrastrutture, ambiente, diritti delle persone.
Monica Giuntini, grazie all'esperienza amministrativa nelle istituzioni toscane che la contraddistingue e che ha caratterizzato il suo percorso politico, ha competenza e concretezza, conosce i temi che affronta, arriva al cuore delle cose.
Per questo è una donna di valore.
Di quelle da sostenere.
Monica Giuntini, grazie all'esperienza amministrativa nelle istituzioni toscane che la contraddistingue e che ha caratterizzato il suo percorso politico, ha competenza e concretezza, conosce i temi che affronta, arriva al cuore delle cose.
Per questo è una donna di valore.
Di quelle da sostenere.
venerdì 29 maggio 2009
E le donne dove sono?
“E le donne dove sono? Alle urne senza dubbio, perchè più della metà degli elettori che fra il quattro e il sette giugno andranno alle urne per scegliere il nuovo Parlamento europeo sono donne.” Questo è l’incipit del post della giornalista Francesca Caferri de La Repubblica, a proposito delle resistenze culturali che ancora limitano la rappresentanza femminile in politica.
giovedì 28 maggio 2009
Salvatore Biasco per Francesca Balzani
Cara Francesca, ho letto con grande piacere il Suo programma elettorale per l’Europa. Lo ritengo un programma di respiro, centrato su pochi e sostanziali punti su cui potrà portare la sua capacità di entrare nel merito delle cose, con la competenza e le doti professionali che ha mostrato nel Suo incarico pubblico. Al cuore del programma, oltre ad alcuni significativi punti infrastrutturali, vi è la difesa e l’approfondimento del modello sociale europeo. Mi riferisco a quel modello che nei suoi punti alti associa alla proprietà un concetto di responsabilità, punta sulla cittadinanza e valorizza l’idea di comunità, affida ad un intervento esteso dello Stato compiti pervasivi di mediazione sociale e di correzione degli esiti del mercato, é informato dall’idea di patto che lega i cittadini alle istituzioni (quindi qualcosa che va al di là del welfare). Quel modello, elaborato durante l’era socialdemocratica degli anni ’60 e ’70, non e’ stato smantellato, ma ha dovuto subire l’urto e le regressioni venuti dalla penetrazione in Europa di un’egemonia culturale di oltreoceano. La posta in gioco è la stessa capacità di crescita produttiva (nella coesione sociale) dell’Unione (tenuta in scacco da orientamenti culturali inidonei), senza la quale la preservazione dell’originalità del modello é in pericolo e prenderebbero forza quelle correnti (europee) che ancora oggi ritengono non vi siano alternative a strutturare la società affidando ai mercati i compiti di regolazione sociale. Sono le stesse forze che hanno costituzionalizzato nei trattati l’idea che l’Unione dovesse essere priva di un governo con piena responsabilità e dovesse avere le mani legate verso politiche attive. Con la conseguenza che oggi, una crisi mondiale di dimensioni mai viste in 80 anni, e con epicentro negli Usa, sta progressivamente diventando, per incapacità istituzionalizzata di conduzione, una crisi prevalentemente europea. Lei identifica alcuni punti di intervento che compongono un altro orizzonte culturale, ma promettono anche di governare sotto più profili una situazione difficile e di far ritrovare all’Europa una capacità di risposta. La Sua è la consapevolezza di chi sa che il sostegno alla domanda e a una crescita generata attraverso il mercato interno, devono passare soprattutto attraverso un assunzione di responsabilità da parte dell’Unione nella salvaguardia di situazioni sociali più deboli, ritrovando il gusto per politiche – fortemente sollecitate dal centro dell'Unione - di maggiore eguaglianza e sviluppo civile. Con i migliori auguri, Salvatore Biasco
mercoledì 27 maggio 2009
La rappresentanza femminile in politica vista da Michele Serra
martedì 26 maggio 2009
Io scelgo Catiuscia Marini- contributo di Paola Concia
Concretezza, competenza, battaglie sui diritti: ecco perchè scelgo Catiuscia Marini.
venerdì 22 maggio 2009
Donne, politica e futuro - contributo di Rita Borsellino
Riavvicinare le donne alla politica, le altre, quelle rimaste lontane da questo mondo, ancora troppo maschile, invitarle a impegnarsi per valorizzare in tutte le istituzioni la rappresentanza di genere, perchè porti quel quid in più dentro i palazzi di potere per governare e gestire le politiche del lavoro, dello stato sociale e dello sviluppo. E' questa la missione che siamo chiamate a svolgere in Europa e non solo. La presenza numerica ancora fortemente ridotta delle donne nelle istituzioni, in ogni ramo del parlamento, da quello locale al nazionale, fino a quello europeo, ci obbliga a esserci, a manifestare la nostra presenza, in maniera forte e convinta. Nella mia campagna elettorale le donne sono protagoniste, con i giovani e gli uomini che mi sostengono in quanto portatrici di una cultura che può affermarsi unicamente nella convivenza laica e nelle relazioni costruite fuori dalla sopraffazione mafiosa. La mafia è fortemente strutturata in senso patriarcale e da donne non possiamo che avere tutto da guadagnare nello sconfiggere le oppressioni occulte e manifeste, il comando immotivato. E poi c’è la cultura del buon governo e della trasparenza, che è storicamente legato alla pratica politica delle donne, essendone la motivazione più qualificante. Esserci per noi adesso è fondamentale. E io ci sono.
giovedì 21 maggio 2009
E' il tempo della responsabilità
E' il tempo della responsabilità. Femminile. Obama lo ha annunciato, Castelvecchi nella sua intervista lo ha ribadito: siamo nel tempo della responsabilità. Noi aggiungiamo: femminile. L'articolo de Il Sole24Ore ci fa ancora riflettere, purtroppo, su quanto sia difficile valorizzare il talento femminile, che spesso sta anche nella grande capacità di dimostrarsi responsabili.
La voglia di cambiare le cose - contributo di Debora Serracchiani
Sono un avvocato, con una buona esperienza politica, che parla tre lingue straniere e ha una mentalità aperta. Potrebbe bastare già questo, per spiegare perché un elettore deve darmi fiducia. Ma c’è altro, spero molto altro. Ovvero la voglia di cambiare le cose e di rifiutare i vecchi schemi della politica, contro cui mi sono più volte scagliata pubblicamente. Io non propongo ricette miracolistiche, come fanno leader ormai anzianotti, o soluzioni con la bacchetta magica. Io sono una militante con idee e competenza, decisa ad accettare una sfida difficile quanto affascinante. E sono una donna.
martedì 19 maggio 2009
Non bastano i numeri. E' una questione di competenza
"Nonostante tanto parlare di veline nelle liste del Cavaliere, il vero problema femminile delle europee di giugno è rimasto sullo sfondo: le deputate italiane a Strasburgo rischiano di essere davvero poche, ancora meno delle attuali 16 su una delegazione di 78 eurodeputati".
Così l'incipit dell'Unità nell'articolo di oggi in cui affronta il vero nodo della questione europee al femminile: quali possibilità concrete ci sono per le donne di essere elette in Europa? Il tema fino ad ora è stato affrontato da una prospettiva parziale, quella puramente numerica della percentuale di donne in lista. Noi non ci stanchiamo di dire che non basta. Il contributo della politica femminile non è una questione di corpo, ma di approccio, di competenza, di capacità. L'urgenza di votare e far votare donne competenti è sempre più pressante.
Così l'incipit dell'Unità nell'articolo di oggi in cui affronta il vero nodo della questione europee al femminile: quali possibilità concrete ci sono per le donne di essere elette in Europa? Il tema fino ad ora è stato affrontato da una prospettiva parziale, quella puramente numerica della percentuale di donne in lista. Noi non ci stanchiamo di dire che non basta. Il contributo della politica femminile non è una questione di corpo, ma di approccio, di competenza, di capacità. L'urgenza di votare e far votare donne competenti è sempre più pressante.
Politica e donne, un sito da inserire nei preferiti - contributo di Maria Grazia Pagano
Aderisco con grande piacere all'iniziativa on-line "Politica e Donne", ringraziando le promotrici e i lettori tutti per il sostegno alla mia candidatura alle Elezioni Europee 2009.
Contribuirò periodicamente alla crescita di questo progetto inviando un mio intervento o segnalando articoli e link che trattino il tema delle donne in politica.
Comincerei proprio da una ricerca che Francesca Zajczyk, Stefania Operto e Barbara Borlini del Dipartimento di Sociologia dell'Università di Milano Bicocca hanno condotto tra la popolazione lombarda nel 2003, la cui sintesi è disponibile in rete a questo indirizzo.
Mi piacerebbe molto ricevere i vostri commenti e discuterne insieme su questo blog, che ringrazio ancora una volta per avermi ospitata.
Contribuirò periodicamente alla crescita di questo progetto inviando un mio intervento o segnalando articoli e link che trattino il tema delle donne in politica.
Comincerei proprio da una ricerca che Francesca Zajczyk, Stefania Operto e Barbara Borlini del Dipartimento di Sociologia dell'Università di Milano Bicocca hanno condotto tra la popolazione lombarda nel 2003, la cui sintesi è disponibile in rete a questo indirizzo.
Mi piacerebbe molto ricevere i vostri commenti e discuterne insieme su questo blog, che ringrazio ancora una volta per avermi ospitata.
Valore D: il talento femminile anche in economia
Nasce Valore D, la scuola per manager donne lontana dai partiti e autonoma dalle associazioni. Il punto di partenza dell'iniziativa è stata una ricerca di McKinsey: l'Italia è all'ultimo posto in Europa per il tasso di occupazione femminile. Nelle istituzioni le donne sfiorano appena il 18 per cento, nei consigli di amministrazione il 4. Eppure i dati rivelano che sono un valore aggiunto decisivo: le donne al comando migliorano le performance delle imprese, e dove vengono valorizzate gli indicatori di redditività salgono. Da questa semplice constatazione è nata l'idea della scuola. Le quote rosa evidentemente non c'entrano, ma ci pare che l'iniziativa abbia obiettivi comuni al nostro blog: premiare il talento, aumentare le competenze e quindi il protagonismo delle donne.
La politica come servizio alle cittadine e ai cittadini - contributo di Monica Giuntini
La mia esperienza da europarlamentare è stata breve ma molto intensa, con un pizzico di orgoglio voglio ricordare le mie presenze alle sedute plenarie del Parlamento Europeo, pari al 96%.
Sono subentrata infatti a Lilly Gruber nello scorso mese di ottobre, nel pieno dell’esplosione della crisi mondiale, con tutti i problemi che essa ha generato e sta ancora comportando.
Li ho affrontati portando con me i valori e i problemi della nostro Paese.
Ho prodotto un breve resoconto della mia attività, che potrete scaricare dal sito http://www.monicagiuntini.it/, perché credo alla politica come servizio alle cittadine e ai cittadini, trasparente ed etica, per il “bene comune” di una grande società europea aperta, solidale, innovativa, sostenibile e pacifica.
L’Europa è il nostro presente ed il futuro da cui non si può prescindere per qualsiasi progetto di sviluppo, sociale, economico ed ambientale.
Sono stata coinvolta dalle altre colleghe ed amiche europarlamentari del PD nell’organizzazione del convegno, lo scorso aprile a Bruxelles, “Donne, cuore forte dell’Europa”, occasione che mi ha permesso di conoscere molte amministratrici locali italiane e che mi ha confermato il grande valore e contributo che le donna possono dare in politica e nel governo degli enti locali.
Ho letto quanto scritto sabato 16 da Vittoria Franco sull’Unità, che condivido pienamente, sulla necessità che tutto il Partito Democratico si impegni affinché vi sia un’effettiva parità di opportunità tra donne e uomini anche in questa campagna elettorale: nel PD occorre passare dalle enunciazioni alla pratica concreta e quotidiana del superamento delle differenze negative tra i generi. Le elezioni europee sono un banco di prova, oltre che per affermare il nostro programma e fermare la destra italiana, anche per confermare le scelte dei valori fondanti del PD, come l’eguaglianza e la solidarietà.
Sono subentrata infatti a Lilly Gruber nello scorso mese di ottobre, nel pieno dell’esplosione della crisi mondiale, con tutti i problemi che essa ha generato e sta ancora comportando.
Li ho affrontati portando con me i valori e i problemi della nostro Paese.
Ho prodotto un breve resoconto della mia attività, che potrete scaricare dal sito http://www.monicagiuntini.it/, perché credo alla politica come servizio alle cittadine e ai cittadini, trasparente ed etica, per il “bene comune” di una grande società europea aperta, solidale, innovativa, sostenibile e pacifica.
L’Europa è il nostro presente ed il futuro da cui non si può prescindere per qualsiasi progetto di sviluppo, sociale, economico ed ambientale.
Sono stata coinvolta dalle altre colleghe ed amiche europarlamentari del PD nell’organizzazione del convegno, lo scorso aprile a Bruxelles, “Donne, cuore forte dell’Europa”, occasione che mi ha permesso di conoscere molte amministratrici locali italiane e che mi ha confermato il grande valore e contributo che le donna possono dare in politica e nel governo degli enti locali.
Ho letto quanto scritto sabato 16 da Vittoria Franco sull’Unità, che condivido pienamente, sulla necessità che tutto il Partito Democratico si impegni affinché vi sia un’effettiva parità di opportunità tra donne e uomini anche in questa campagna elettorale: nel PD occorre passare dalle enunciazioni alla pratica concreta e quotidiana del superamento delle differenze negative tra i generi. Le elezioni europee sono un banco di prova, oltre che per affermare il nostro programma e fermare la destra italiana, anche per confermare le scelte dei valori fondanti del PD, come l’eguaglianza e la solidarietà.
Iscriviti a:
Post (Atom)