martedì 30 giugno 2009

Il mio intervento al Lingotto. Torino 27 giugno 2009

L’Italia è un paese misogino. Molto misogino.
Alla affermazione che molti uomini hanno sulla punta della lingua in questo momento del sexgate di Berlusconi “E’ tutta colpa delle donne” avrei una rispostuccia pronta:” e voi uomini avete un rapporto di incontinenza con il potere, quindi siete inaffidabili”!!!!Ma parliamo di noi.
Nel PD noi donne siamo invisibili. Il nostro partito nelle mani degli uomini. E sempre agli stessi. La differenza è tra chi ci ignora e chi cerca di metterci il cappello sopra.
Nello Statuto è scritto: “il partito assicura, a tutti i livelli, la presenza paritaria di donne e di uomini nei suoi organismi dirigenti ed esecutivi,pena la loro invalidazione da parte degli organismi di garanzia.”
Questo non accade e nessun organismo è mai stato invalidato in questi due anni per questa ragione. Caro Dario, neanche la tua segreteria!!!!!
E questo è gravissimo. E’ gravissimo che sia accaduto è gravissimo il silenzio delle donne del PD!!!E accade non perché “le donne non ci siano”. E’ una vecchia favoletta degli uomini.(Alla riunione dei circoli, hanno preso la parola più donne che uomini).L’omofilia è una malattia, una sindrome da autosufficienza acquisita. Il saper guardare soltanto ai propri simili e sapersi rapportare solo a loro. E’ una malattia degli uomini che fanno politica.
La parità non avviene perché nei partiti, in tutti, la scelta delle cariche di rilievo si fa come nei consigli d’amministrazione: con il meccanismo della cooptazione da parte degli uomini.
Si procede per somiglianza. Per appartenenza. Scegliendo solo tra una metà dei possibili candidati. E anche quando ci si danno delle quote per statuto, questo non viene vissuto come una esperienza di democrazia. Chi ha il potere decisionale, cioè un uomo, lo vede come un adempimento burocratico. Come un modulo che è costretto a riempire, e lo fa in fretta, in brutta calligrafia.E così, i partiti riempiono il contenitore delle quote con un contenuto qualsiasi. Per cooptazione. Con le più docili, le più funzionali al mantenimento del potere. A volte con donne già note al grande pubblico per altre competenze. Oppure con le veline. Sono escluse di solito le donne competenti senza padrini, quelle con più libertà di giudizio, perché sono meno manovrabili. Perché sono gli uomini a scegliere.
Noi tutti sappiamo che nel PD ci sono tantissime energie e talenti femminili. Lo vediamo nei circoli, nei consigli comunali, in Parlamento. Però anche nel PD, vengono annientate dal meccanismo della cooptazione. Usate solo come portatori d’acqua.
Voglio fare una considerazione: non moralistica, o retorica, o buonista. Ma economica. Nel PD abbiamo un grande capitale: le donne. Non utilizzarlo è, semplicemente , antieconomico. Non ottimizza le risorse esistenti, le. E questo è un errore imperdonabile. Specialmente in tempi di crisi. Poco tempo fa una ricerca ha dimostrato che ovunque le donne sono ai vertici, le aziende accrescono i ricavi più in fretta. E questa considerazione molto semplice è alla base della legge norvegese sulla parità nei consigli d’amministrazione.
Le donne sono un capitale misurabile. Dov’è che viene sfruttato meglio? Dove vincono le donne? Nei concorsi, per esempio. Dove cioè ci sono regole certe per la valutazione e la selezione. Quando queste regole non ci sono, perdono. E perde tutta la comunità.
E’ chiaro che un posto in più a una donna è un posto in meno a un uomo. Se questo porta a un conflitto distruttivo, è un male. Ma può trasformarsi invece in una opportunità di sana concorrenza. Concorrenza con regole e criteri chiari, sui meriti, e nel merito della pratica politica. Concorrenza sulle idealità, ma soprattutto sull’esperienza sul campo. Sulla voglia di spendersi fuori dai circoli del potere, nei circoli della società che ci guarda. Concorrenza sull’operosità, sul coraggio, sulla capacità di ascolto del mondo reale. Non sulle doti di facciata.Se questo è il terreno di gioco e vince il migliore, il meglio è per tutti, uomini e donne.
Perché noi vogliamo che il PD sia fatto davvero di uomini e donne? Non perché crediamo in un ruolo salvifico, miracolistico delle donne. Ma perché vogliamo un partito in cui la gente si possa rispecchiare. Che sia com’è il Paese. Cioè fatto ogni giorno con le fatiche femminili , oltre che con quelle maschili.Perché solo così si contrasta la visione del centrodestra. Irreale. Anacrononistica. Un’Italia ferma agli anni ‘50. E chiusa, senza futuro, assediata. Fatta di privilegi, e goliardicamente maschile.Una sola cosa voglio dire di questi due mesi. Sono stati 60 lunghi giorni passati parlando delle donne solo come oggetto e diletto: come corpi, consenzienti o meno. Corpi del reato o corpi estranei, ma sempre come corpi. Misurabili in grossi quantitativi e nelle mani degli utilizzatori finali: nelle mani del potere maschile. Abbiamo avuto la netta sensazione che l’Italia fosse fatta di soli uomini. Un paese arcaico, lontano dall’Europa, dove domina la sottocultura maschilista: le donne, al massimo, solo disturbatrici o ammiratrici del manovratore.Lontana dall’Europa e dagli Stati Uniti . dove da Hillary Clinton ad Angela Merkel, da Carly Fiorina a Ophra Winey :le donne sono al potere e non del potere!!!Voglio un paese ed un partito dove le donne siano al potere si, e non debbano più chiedere l’autorizzazione per esserci. Non siano OSPITI ma PADRONE di casa.Un paese un partito cambiano se siamo padrone di casa e questo gli uomini lo sanno. Alcuni illuminati lo desiderano altri lo temono.
Come:
1) propongo di cambiare nello statuto la quota del 50% e introdurre la norma antidiscriminatoria : un genere non può essere rappresentato più del 60% meno del 40%
2) Quando ciò non avviene AUTOMATICAMENTE c’è l’invalidazione degli organismi dirigentiNoi vogliamo che finalmente l’Italia diventi un paese Contemporaneo! Contemporaneo, lo dico due volte. Più simile agli altri paesi europei e ai loro standard di civiltà.Un paese dove le energie e i talenti delle donne non vengano quotidianamente buttati ma valorizzati. E vogliamo che anche il PD sia un Partito Contemporaneo. Nel nostro progetto noi donne non siamo state cooptate né siamo dei riempitivi, ma protagoniste e ideatrici di un progetto. Vedo difficile immaginare me e Marta Meo dei riempitivi.E allora, noi vogliamo portare la nostra esperienza, nel PD che vogliamo.Se ci siamo riusciti noi, che non siamo né speciali né eccentrici, vogliamo che tutto questo sia riprodotto anche dentro il Partito.Vogliamo che la proposta politica del PD sia fatta da uomini E anche da donne. Agli uomini, E alle donne. Solo così si incontra la realtà. Solo così si possono dare risposte a un paese immobile, a rischio di marginalità. Ma pieno di energie sottoutilizzate. Almeno il 52% della popolazione .
Anna Paola Concia

martedì 23 giugno 2009

La forza delle donne non ha confini.

È notizia di oggi. A Marrakech è stata eletta la prima sindaco donna. È un fatto epocale, capace di segnare lo spirito dei tempi: oggi anche nei Paesi arabi le donne stanno acquisendo un ruolo in politica. È la fine dei pregiudizi, da un lato, ed è anche il tempo di stimoli nuovi. Siamo portatrici di un valore globale, universale. Non dobbiamo smettere di dimostrarlo.

lunedì 22 giugno 2009

Iran. La forza delle donne.

Gli eventi drammatici che si stanno susseguendo in Iran in questi giorni pongono tutto il mondo di fronte ad una evidenza: la forza delle donne iraniane. Giovani (il 70% della popolazione iraniana ha meno di 35 anni), vestite di nero e verde, colore dell’islam, stanno diventando lo strumento più visibile della ricerca di libertà da parte dei persiani. E divenatno il simbolo di questo giugno 2009: prima la partecipazione attiva alla campagna elettorale della moglie di Moussavi , poi la morte di Neda, giovane ragazza colpita da un cecchino, e ora l’arresto della figlia di Rafsanjani.
Come racconta l’articolo di oggi pubblicato da La Stampa.

mercoledì 17 giugno 2009

Modello Norvegia. Prodotto (politico) d’esportazione?

L’articolo di Chiara Saraceno, pubblicato il 16 Giugno da Repubblica, conferma dati e numeri che non fanno onore alla qualità dell’occupazione femminile in Italia. Dal confronto con la percentuale di manager donne norvegesi, infatti, noi continuiamo ad essere notevolmente indietro. C’è un passaggio che da noi è mancato, non c’è stato. Il “modello Norvegia” descritto da Repubblica, infatti, è frutto della introduzione delle quote rosa: lo sappiamo, non sono la soluzione. Ma possono essere uno strumento produttivo perchè la ricerca dl merito, della competenza, insomma del capitale umano sia fatta su un universo di candidati non solo maschile, rispecchiando così la realtà del mercato del lavoro. E anche la realtà della politica, sempre di più fatta dalle donne.

Iran: la prima rivoluzione via Internet, guidata dalle donne e dai blogger

Mahnaz Afkhami, scrittrice, ex ministro per gli affari delle donne prima della rivoluzione khomeinista, commenta quella che potrebbe diventare la prima rivoluzione guidata via Internet in Iran. Tra i blog­ger più agguerriti tante donne.

lunedì 15 giugno 2009

Le donne italiane elette al Parlamento Europeo

Qui tutte le donne italiane elette al Parlamento Europeo.

martedì 9 giugno 2009

Il ciclone Serracchiani

Debora Serracchiani commenta su L’Unità il suo straordinario risultato alle Europee

Europee: Concia, Debora Serracchiani è il Pd che vogliamo. Premiata perchè è coraggiosa, competente e chiara

Roma, 8 giu. - (Adnkronos) - 'Fa bene Debora Serracchiani a essere felice e anche io sono felicissima perche' Debora rappresenta la nostra vera vittoria. Gli elettori hanno premiato con lei il Pd coraggioso, competente, chiaro. Con un'identita' definita. Dalla vittoria di Debora dobbiamo ripartire e fare tesoro di questo insegnamento perche', con il Pd che lei incarna, Berlusconi si puo' vincere'. Lo ha detto la parlamentare del Pd, Anna Paola Concia.

sabato 6 giugno 2009

Appello per la dignità delle donne: già migliaia le adesioni su Facebook

ROMA - In poco tempo, da quando è stato aperto il gruppo su Facebook e la casella di posta elettronica (appelloperledonne@gmail.com) sono arrivate già un migliaio di adesioni all'appello "Una Repubblica che rispetti le donne". Sono state le donne insignite di alte onorificenze a lanciarlo: la poetessa Maria Luisa Spaziani, Cavaliere di Gran Croce, Maria Bianca Bosco Tedeschini Lalli, prima donna rettore e Grande Ufficiale della Repubblica come Silvia Costa, una vita politica nelle istituzioni e ora candidata del Pd a Strasburgo, la giornalista Elena Doni; insieme con i commendatori della Repubblica, Linda Laura Sabbadini, Rosa Valentino fondatrice dell'associazione donne giuriste, Paola Spada, Gigliola Zecchi, Susanna Diku, la ginecologa che nel 2000 fu la prima immigrata a riceve un'alta onorificenza repubblicana dall'allora presidente Ciampi, e molte, molte altre. Dicono basta alla mancanza di rispetto; alle donne "che assurgono agli onori dei media se sono compiacenti verso i potenti e asservite a un modello mercificato e lesivo dell'identità femminile".

L'appello è stato inviato ieri al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Attacca Silvia Costa: "C'è un'immagine degradata delle donne e mercificata, con la complicità della quarta carica dello Stato", cioè del presidente del Consiglio e il suo carico di veline, festicciole in Sardegna, vizi privati e comportamenti pubblici.

Da La Repubblica

venerdì 5 giugno 2009

QUOTE ROSA. CONCIA A 'BELLOCCIO' CASINI: MELE SÌ CHE ERA INCISIVO

Paola Concia interviene in replica all'esternazione di Casini sulla "poco brillante" rappresentanza femminile in Parlamento

(DIRE) Roma, 3 giu. - "E bravo Casini! Il belloccio della politica italiana. Che certo avrebbe la palma di mister Parlamento se ci fosse anche per i politici uomini questo arcaico criterio da concorso di bellezza". Anna Paola Concia non lesina critiche sferzanti all'indirizzo del leader centrista Pier Ferdinando Casini, secondo il quale "le donne in politica oggi sono poco incisive".L'esponente democratica sottolinea che "in qualsiasi altro paese civile le affermazioni di Casini gli sarebbero costate censure pesanti. Ma il nostro, si sa, e' un paese che, soprattutto negli ultimi tempi, riesce a dare il peggio di se' quando si tratta di rispetto per le donne. Voglio ricordare sommessamente al collega Casini- dice Concia- le personalita' incisive del suo partito. Una tra tutte, a dimostrazione dei criteri di selezione della classe dirigente dell'Udc: Cosimo Mele", dice ricordando l'ex deputato sorpreso in compagnia di alcune ragazze in un albergo romano."E' vero che in Italia abbiamo la memoria corta- dice Concia- ma sono sicura che le italiane e gli italiani non hanno dimenticato quell'esempio di rettitudine morale e coerenza, che prima sfila al Family Day e poi organizza festini a base di sesso e droga. Cosi' come non hanno dimenticato la difesa strenua che di Mele fece il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, affermando che i deputati avrebbero dovuto guadagnare di piu', cosi' da poter avere le loro mogli a Roma e non dover ricorrere a professioniste del sesso".Concia ricorda ancora che "fu proprio Lorenzo Cesa ad essere preferito alla brillante Erminia Mazzoni da Casini, quando si tratto' di scegliere il nuovo segretario del partito. Possiamo oggi facilmente immaginare quale sia stato il criterio della scelta tra Cesa e Mazzoni".Infine la deputata del Pd si chiede: "Ma quando la faremo finita con questo modo becero di trattare le donne che fanno politica? Quello che e' davvero intollerabile nelle affermazioni di Casini e' il grave giudizio politico sulle donne, infondato e che rappresenta un'altra forma di arroganza maschilista che va oggi tanto di moda nel nostro paese".

giovedì 4 giugno 2009

Oggi sul Corriere della Sera: "Donne in politica: vita da gregarie" Di Maria Teresa Meli

Può sembrare una provocazione dire che le donne italiane in politica non sono incisive. E lo sarà anche, tanto più che viene da un uomo, il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. Ma dato per scontato tutto quel che c’è da dare per scontato, ossia che nel nostro Paese, in qualsiasi campo, le donne partono svantaggiate, c’è un fondo di verità in questa affermazione. In Germania Angela Merkel è arrivata in vetta tagliando il cordone ombelicale che la legava a Helmut Kohl.In Francia Ségolène Royal ha combattuto contro tutti i leader del suo partito, marito incluso, per strappare la candidatura alla presidenza della Repubblica. E che poi le sia andata male perché all’Eliseo c’è salito Nicolas Sarkozy non vuol dir niente: la sua battaglia nei confronti degli uomini del Psf l’ha vinta. In Italia invece, nel centrosinistra come nel centrodestra, accade che le donne in politica finiscano per fare le ausiliarie. Vengono cooptate dal leader o dal capo-corrente di turno continuando a fargli da gregarie, senza tentare di conquistare la propria autonomia. Naturalmente ci sono valide eccezioni. Ma è senz’altro più facile e più comodo crescere all’ombra di un uomo che ha già raggiunto una posizione di spicco nel suo partito. Ecco qual è il problema: le donne politiche in Italia hanno rinunciato a un sano conflitto con il sesso opposto. In compenso, alcune si mostrano agguerrite quando si tratta di mettersi in competizione con una collega. Ma se si fatica a capire che la politica è una corsa tra uomini e donne, dove tutti scendono in pista e il percorso è lo stesso per tutti, è difficile che si riesca a spuntarla come Merkel o Royal. Se ci si riduce nel recinto della cooptazione, siccome ogni posto dato a una donna è un posto tolto a un uomo, è ovvio che nel governo si avranno solo strapuntini, mentre la presidenza del Consiglio, il ministero dell’Economia o quello dell’Interno resteranno miraggi. Lo sa bene una protagonista della politica come Emma Bonino che a quel sano conflitto e alle sue battaglie del passato non ha mai rinunciato. Il paragone potrà sembrare bizzarro e fuori luogo, ma il caso delle veline ha rivelato che ormai una parte delle donne italiane ha un’inclinazione eccessiva per le strade più facili e più comode. È ovvio che le nostre parlamentari non sono veline, sono politiche preparate, capaci e impegnate, com’è ovvio che le veline spesso e volentieri sono intelligenti e hanno studiato ballo, canto e recitazione. Nella Prima Repubblica, però, le donne contavano più di adesso. Un nome per tutte, Nilde Iotti. Era autorevole e stimata non perché fosse stata la compagna di Togliatti, ma perché da presidente della Camera decideva per conto suo, bocciando molto spesso le richieste dei leader del Pci. Le quote rosa la lasciavano indifferente, il conflitto politico con gli uomini del suo partito, no, perché sapeva di essere perfettamente in grado di competere con loro. Se le parlamentari italiane vogliono dimostrare quello che sanno fare, per quanto paradossale possa sembrare devono imparare anche a guardare alle loro spalle, a quel passato che oggi è stato rimosso ma che non è tutto da buttar via.
Da Il Corriere della Sera di oggi 4 giugno 2009

mercoledì 3 giugno 2009

Ecco una recentissima dichiarazione di Casini sulle donne in Parlamento. Che cosa ne pensate?

GOVERNO: CASINI, NO A VELINISMO E QUOTE ROSA. DONNE CONQUISTINO IL POSTO
(ASCA) - Roma, 3 giu - ''Ci siamo stancati del velinismo. Su questo tema c'e' una grande distanza tra l'Udc e il Pdl: da loro le donne vengono cooptate dal leader, da noi devono conquistarsi, come tutti, il posto in Parlamento. Ci saranno quindi, certamente, donne meritevoli, ma non possono passare con le quote rosa. Anche per questo abbiamo fatto una battaglia per le preferenze''. Lo afferma Pier Ferdinando Casini in un'intervista al Corriere della Sera confermando quanto dichiarato ieri in una intervista radiofonica, cioe' di non vedere in Parlamento ''donne incisive come Nilde Iotti''. Casini da' poi la sua disponibilita' ad una alleanza con il Pd se tagliera' i rapporti con Di Pietro e la sinistra radicale: ''Noi - dice - siamo alternativi a questo bipartitismo e lavoriamo per smantellarlo, convinti che prima o poi, sia a destra che a sinistra scoppieranno le contraddizioni. Nel frattempo facciamo alleanze con i moderati dei due schieramenti: c'e' tanta brava gente nel Pdl, ma anche nel Pd. Sogno che nella nuova formazione non confluiscano solo ex Udc ma anche personalita' provenienti da questi due partiti''.

Elezioni europee: molti professionisti, poche donne

Il Sole 24 Ore traccia l'identikit del candidato-tipo alle elezioni europee. Maschio, per lo più professionista e cinquantenne.